Lunedì 14 ottobre 2024 ore 20:36 Totale 844 testi di cui 756 di Tecnica di Fotografia.
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Tecnica di Fotografia
Dizionario
di ternimi tecnici Fotografici
 

Una simpatica storiella trovata nel web, sulle fototessere. Davvero molto carina!

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Iperfocale 2
Dato che l'iperfocale è roba di metri, mentre la lunghezza focale F è roba di millimetri, quel +F possiamo anche lasciarlo perdere; arriviamo così alla classica formula dell'iperfocale, . Un buon modo per calcolare l'iperfocale è di usare quello che io chiamo il Numero Guida Iperfocale NGI. Lo si calcola in modo molto semplice: lunghezza focale al quadrato diviso 30. Per un 50 mm, 50 x 50 : 30 = 83. Per un 300mm., 300 x 300 : 30 = 3000. Come lo si usa? Lo si divide per l'apertura di diaframma f, e si ottiene l'iperfocale relativa. 50mm. a f/4? iperfocale 83/4=20,8 metri. 300mm. a f/8? Iperfocale 3000/8 = 325 metri. Carino, non vi pare? Per le mie focali preferite, io ormai gli NGI li conosco a memoria: 28mm.: 26; 35mm: 41; 50mm.: 83; 90mm.: 270; 135mm.: 608; 200mm.: 1333 (se me li dimentico, non ci vuol molto a ricalcolarli). In ogni situazione, divido per il diaframma, e ho l'iperfocale.

Iride
il tipico diaframma a lamelle, usato in fotografia

ISDN
(Integrated Services Digital Network): Standard di telecomunicazione che permette di trasmettere via linea telefonica informazioni digitali ad alta velocità.

ISO
detta anche ASA, misura della sensibilità alla luce della pellicola o del sensore. Spesso il valore base è 100 ISO

ISO
La sensibilità delle pellicole alla luce viene indicata mediante gli indici ISO (International Standards Organization). La scala è doppia, con una parte aritmetica e una logaritmica. Ad esempio: ISO 100/21°. Usualmente si utilizza solo quella aritmetica, che indica il raddoppio della sensibilità con il raddoppio dell’indice. Una pellicola ISO 200/24° è del doppio sensibile di una da ISO 100/21°, ma della metà rispetto a una da ISO 400/27°. Gli indici ISO hanno sostituito i vecchi indici ASA (American Standard Association) e gli indici DIN (Deutche Industrie Normen). Pertanto la sensibilità viene ora indicata nel seguente modo, esempio: ISO 100; ISO 200.

ISTOGRAMMA
Un istogramma è semplicemente una visualizzazione grafica, molti tipi di informazioni possono essere visualizzati in questo tipo di grafico. Parlando di immagini digitali, un istogramma è una visualizzazione grafica della distribuzione dei toni dei pixel in un immagine. Così come è possibile visualizzare graficamente l’altezza degli alunni di una classe, è possibile visualizzare la “Luminosità” dei pixel in un immagine. Il computer misura tutti i pixel di un immagine con una particolare misura di riferimento e raffigura il loro andamento in un grafico. Ecco un istogramma classico:
La luminosità dei pixel (in una scala classica da 0 a 255) è visualizzata sull’asse “X” orizzontale. L’asse “Y” verticale rappresenta il numero di pixel che corrispondono a quella tonalità. La lettura dell’istogramma soprastante ciò mostra che abbiamo molti pixel di colore grigio medio, ma non altrettanti nelle zone di alte luci o di ombra. Generalmente un istogramma viene mostrato con le “barre” che si toccano una con l’altra (questo perché ci sono molti punti di intensità diversa da raffigurare e lasciare spazio fra di essi aumenterebbe troppo le dimensioni del grafico). L’esempio sopra è di facile lettura in quanto è stato lasciato lo spazio fra ogni singola barra.
Un istogramma può essere uno strumento valido per la lettura di un immagine. Una immagine “normale” ha una buona distribuzione dei pixel. Notate come la distribuzione dei pixel sia più spostata verso la sinistra del grafico. Questo è determinato da tutti i pixel neri attorno alla sagoma della statua. Visto che non sono presenti toni chiari, non c’è molta “informazione” sulla destra dell’istogramma.
Imparare ad interpretare un istogramma è importante per imparare a gestire una corretta esposizione. L’istogramma fine a se stesso non può essere utilizzato per valutare un’esposizione, ma conoscere e saper interpretare un istogramma può aiutare sensibilmente a giudicare meglio un immagine e la sua esposizione. Come ogni altro strumento, comunque, necessita di una certa dimestichezza con il mondo dei computer. Se stiamo fotografando un soggetto che si staglia contro uno sfondo molto chiaro, l’istogramma potrebbe suggerirci un’avvenuta sovraesposizione, vista la prevalenza di toni chiari, ma la conoscenza del fenomeno deve farci leggere l’istogramma con un certo occhio.

JOULE
Unità di energia pari a 1 watt/secondo. In fotografia il joule viene utilizzato per misurare la potenza dei flash elettronici.

JPEG
(Joint Photographic Experts Group). Formato che comprime fortemente le dimensioni di un file, rendendo l’immagine ideale per l’invio via e-mail o per impieghi sul Web. Molto più efficace del GIF, non è in grado di riprodurre esattamente l'immagine originale. Sono disponibili vari livelli di compressione, a cui corrisponde una perdita più o meno grande di qualità. Il file JPEG è ottenuto per compressione a perdita di informazioni, ossia con lo scarto di quelle non necessarie alla visualizzazione. Le immagini JPEG conservano comunque tutte le informazioni cromatiche RGB.

JPEG
acronimo di Joint Photographic Experts Group, un comitato ISO/CCITT che ha definito il primo standard internazionale di compressione per immagini a tono continuo, sia a livelli di grigio che a colori. È un formato aperto e ad implementazione gratuita

JPEG 2000
Formato file derivato dal formato JPEG originale. Utilizza una tecnologia wavelet per comprimere le immagini con un minor grado di deterioramento riscontrabile nel formato JPEG originale

KELVIN
Unità di misura (simbolo K) della temperatura, la cui scala inizia dallo zero assoluto, che corrisponde a -273.15°C. Il valore Kelvin viene usato per indicare la composizione spettrale della luce. (Vedi: Temperatura di colore).

Kilobyte, Kb
Un’unità di misura di dati che equivale a 1024 byte. La memoria necessaria per immagazzinare un’immagine di bassa qualità viene spesso indicata con questa unità di misura.

Kilowatt
Unità di misura elettrica pari a mille watt

LAMPADA ALOGENA
Lampada ad incandescenza con filamento al tungsteno e con un alogeno (iodio e/o bromo) all'interno dell'ampolla, costituita di quarzo. Viene sfruttata l'evaporazione del metallo e la combinazione e separazione chimica di questo con l'alogeno in un ciclo continuo, che impedisce da una parte la precoce usura del filamento e dall'altra l'annerimento dell'ampolla.

Lampada flash
Usata fino agli anni Cinquanta, è stata uno dei simboli del fotogiornalismo. Disponibili con vari innesti, erano costituite da un bulbo in vetro nel quale un lungo filamento di alluminio ricoperto di un innesco esplosivo in un’atmosfera di ossigeno a bassa pressione veniva fatto bruciare con elevatissimo potere illuminante, chiudendo un circuito elettrico alimentato da una pila. A seconda della curva di scarica, le lampade lampo possono essere di tipo M (medio), S (a lunga combustione) o FP (focal plane) adatte a sincronizzare con tutti i tempi degli otturatori a tendina

LAMPADA PHOTOFLOOD
Lampada ad alto voltaggio con riflettore incorporato. Temperatura di colore 3400"K.

LAMPADA PILOTA
Abbinata alle torce dei flash professionali consente di visualizzare con buona approssimazione l'effetto finale dell'illuminazione. È una normale luce incandescente.

LAMPADA SURVOLTATA
Lampada ad incandescenza che viene utilizzata a un voltaggio superiore al normale per ottenere una maggiore emissione luminosa a scapito della durata della lampada.

Lampeggiatore elettronico
Vedi flash

LAMPEGGIATORE ELETTRONICO O FLASH
Dispositivo di illuminazione basato sull'utilizzazione di una scarica elettrica fra due elettrodi in un tubo riempito di gas. Il lampo emesso ha una durata molto breve, variabile fra 1/400s e 1/30.000s negli apparecchi normalmente in vendita.

Laser
(Light Amplification by the Stimulated Emission of Radiation). Dispositivo ottico capace di emettere radiazioni luminose monocromatiche di tipo coerente. Il suo funzionamento si basa sull’enunciazione di Albert Einstein (1917) dell'emissione stimolata. Tra i vari impieghi è ormai ampiamente utilizzato nelle fotocopiatrici e nelle stampanti digitali laser.

lash memory
Scheda di memoria a stato solido, nel senso che non ci sono parti che si muovono (è l’elettronica che svolge il lavoro e non la meccanica). Disponibile in vari formati: la CompactFlash (CF) e la Secure Digital (SD) sono le versioni più utilizzate. Meno diffuse le Memory Stick, xD-Picture Card e SmartMedia. Queste schede hanno diversi vantaggi: sono leggere, non fanno rumore, sono affidabili, e salvano le immagini velocemente, non subiscono effetti dal passaggio ai raggi-X. La capacità è in costante aumento e si calcola in MegaByte o GigaByte.

LASTRA
Materiale sensibile per apparecchi di grande formato in cui il supporto è costituito da una lastra di vetro. Un tempo usato di norma è ora destinato ad usi specialistici in cui si richiede la massima planarità della pellicola. Normalmente vengono utilizzate pellicole piane con supporto plastico.

Latensificazione
Antiquata tecnica per incrementare la sensibilità delle pellicole bianconero. Dopo l’esposizione la pellicola viene esposta per una o due ore in camera oscura alla luce di una lampada di sicurezza verde scuro da 15 watt. La seconda azione della luce produce un aumento della densità e del contrasto che si traducono in un aumento di sensibilità. E’ possibile anche la latensificazione in via chimica

Latitudine
Scarto possibile rispetto alla norma. Può essere riferita alla messa a fuoco, all’esposizione, allo sviluppo, alla temperatura.

LATITUDINE DI POSA
Con questo termine si indica (in valori di diaframma) la capacità più o meno estesa di una pellicola di sopportare sovra o sottoesposizioni continuando a fornire risultati accettabili.

Layout
Bozzetto o disegno che mostra le dimensioni proposte e l’aspetto generale di un progetto grafico. Tipicamente esso mostra dove tutti gli elementi andranno disposti e i loro rapporti reciproci

LCD
Display a cristalli liquidi (Liquid Cry-stal Display). Pannello sul quale pos-sono comparire elettronicamente dati numerici, lettere, simboli ecc. Può essere usato all'interno del mirino di una fotocamera come pure all'esterno.

LED
Light-emitting diode. Componente elettronico luminoso. Viene utilizzato per realizzare piccoli segnali alfanumerici sul corpo delle fotocamere, nel mirino, e in altri display di varie attrezzature.

Lente
Elemento in vetro lavorato di forma circolare che modifica il percorso rettilineo dei raggi di luce. Le lenti convergenti (concave o positive), concentrano i raggi verso lo stesso punto sul proprio asse. Le lenti divergenti (convesse o negative) fanno divergere verso infiniti punti i raggi come se essi provenissero dallo stesso punto posto davanti alla lente. Si distinguono diversi tipi di lente: piano-convessa (una delle due superfici e piana), piano-concava, bi-convessa, bi-concava e concavo-convessa. La combinazione di queste lenti fondamentali e di tipi di vetro ottico ha consentito la realizzazione di migliaia di sistemi ottici (obiettivi) diversi.



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