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Tecnica di Fotografia
Dizionario
di ternimi tecnici Fotografici
 

Una simpatica storiella trovata nel web, sulle fototessere. Davvero molto carina!

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DAYLIGHT
Termine inglese che significa luce diurna. È impresso nelle confezioni delle pellicole a colori e indica che l'utilizzo dell'emulsione va effettuato per riprese in luce diurna ed equivalente, tipo lampo elettronico o lampade azzurrate, quindi con temperatura di colore intorno ai 5500° kelvin.

DECENTRAMENTO ANTERIORE
Movimento di una fotocamera a corpi mobili. Consiste nella traslazione dell'obiettivo sul suo piano, mantenendo l'asse ottico perpendicolare al piano pellicola.

DECENTRARE
Il decentramento è una peculiarità di norma esclusiva dei banchi ottici professionali, e di alcuni obiettivi per il formato 35mm: in casa Nikon le ottiche decentrabili sono il PC 28mm e il PC 35mm. Decentrare significa poter spostare l’obiettivo tanto in senso orizzontale che verticale rispetto al piano pellicola/sensore della fotocamera. Uno spostamento dell’ordine di millimetri tra l’ottica e il corpo macchina significa un innalzamento o un abbassamento del reale punto di vista che cresce in modo proporzionale alla distanza fotocamera soggetto. Se il soggetto è la facciata di una chiesa che dista dalla fotocamera poniamo una ventina di metri, il decentramento dell’ottica verso l’alto di soli 5mm significa un innalzamento del punto di vista della facciata della chiesa come se il fotografo avesse potuto salire l’intero piano di una casa. In architettura il decentramento di norma serve per inquadrare soggetti come appunto la facciata di una chiesa senza dover inclinare la fotocamera portando così al problema delle linee cadenti. Ugualmente, nello still life, un decentramento verso il basso serve per inquadrare, poniamo una scatola, con la fotocamera posta in un punto più elevato rispetto alla scatola ma permettendo in questo modo di inquadrare tutta la scatola, compresa la parte superiore, senza che l’immagine della scatola subisca anche in questo caso il problema delle linee cadenti, quindi parte superiore della scatola più grande della parte inferiore e inclinazione verso l’interno dei bordi verticali della scatola. Questo aspetto entro certi limiti è stato profondamente stravolto dalla fotografia digitale che permette con estrema semplicità di correggere le prospettive con molta precisione. L’operazione da una parte riduce leggermente la risoluzione dello scatto effettuato ma dall’altra limita e previene le variabili di proiezione inclinata dei raggi che sul sensore sappiamo creare cadute di luminosità graduale sul lato interessato.

DEFINIZIONE
Nitidezza dell'immagine prodotta da un obiettivo o registrata da una pellicola. Il termine viene normalmente riferito a un'impressione visiva.

DENSITA'
Valore numerico per indicare il grado di annerimento di un tono di grigio. Log (in base 10) dell'opacità. Essendo una misura logaritmica si ha un raddoppiamento o dimezzamento della densità ogni 0.3 unità. Così ogni 0.3 unità si ha un intervallo di 1 stop e ogni 0.1 unità di 1/3 di stop.

DENSITOMETRO
Strumento che misura la densità di un negativo per determinare il contrasto e l'esposizione da impiegarsi in stampa o per eseguire misure valutative della qualità dell'immagine.

Desesibilizzazione
Procedimento utilizzato in passato per togliere sensibilità a lastre o pellicole negative bianconero prima dello sviluppo in modo che l'azione del rivelatore potesse essere eseguita visivamente in luce molto attenuata. Le sostanze usate erano il pinacriptolo (bianco, giallo, verde) e la sefranina.

Detective camera
Nella seconda meta dell'Ottocento esplose la moda di scattare, non visti, fotografie con apparecchi camuffati, detti detective. Molte le soluzioni: apparecchi erano nascosti dietro ampie cravatte, nei cappelli, nei bastoni da passeggio, nei libri, ecc.

Deterioramento
Danni ad un file che potrebbero rendere impossibile aprirlo pena il danneggiamento del suo contenuto.

DIAFRAMMA
Sistema per ottenere la regolazione dell'apertura di un obiettivo, in genere costituito da un insieme di lamelle metalliche ricurve, che si aprono e chiudono attorno ad un foro centrale.

DIAFRAMMA
La quantità di luce, attraverso l'obiettivo, va a raggiungere la pellicolatramite un'apertura chiamata diaframma. La scelta della quantità di luceutile ad esporre una pellicola, dipende dalle condizioni di illuminazione presente sulla scena al momento dello scatto. In poca luce è necessario aprire il diaframma, Con molta luce è necessario chiudere il diaframma. Tutto questo al fine di esporre la pellicola in maniera corretta. La misurazione della larghezza delle aperture del diaframma è espressa in F-Stop. Quasi tutte le ottiche offrono una serie di "apertura di diaframma" definite dai seguenti valori: f1,4 - f/2 - f2,8 - f4 - f5,6 - f8 - f11 - f16 - f22 Gli obiettivi più economici (meno luminosi)non hanno non hanno la stessa luminosità degli obiettivi più cari.

A valore grande corrisponde apertura piccola e viceversa, quindi, ad esempio, "f2" lascia passare molta più luce di "f11". Il valore più grande dell'apertura di diaframma che che un'ottica può offrire è dato dal rapporto tra il diametro (in millimetri) della lente frontale dell'obiettivo con la lunghezza focale (fanno eccezzione i grandangolari delle reflex). Passando da un'apertura a quella immediatamente successiva, la quantità di luce che raggiunge la pellicola risulta il doppuio o la metà di quella che attraversa l'obiettivo. Ad esempio:
"f8" lascia passare il doppio della luce rispetto "f11"
"f8" lascia passare la metà di luce rispetto "f5,6"
"f8" lascia passare 1/4 di luce rispetto "f4".

Diapositiva
Fotogramma trasparente in bianconero o a colori ottenuto con le pellicole grazie ad un procedimento chimico di inversione nel quale l’immagine negativa ottenuta in ripresa viene trasformata in positiva. Osservabile per trasparenza o proiezione.

DICROICO
Si riferisce a un tipo di filtri che riflettono le lunghezze d'onda non desiderate della luce, anziché assorbirle.

Difetto di reciprocità
Una corretta esposizione (H) deriva dalla quantità di luce (E) che raggiunge l'emulsione sensibile di una pellicola per un dato tempo (t) da cui: H=Et. In base a questa relazione si deduce che la pellicola fornisce risultati sempre costanti per un'esposizione eseguita con coppie-tempo diaframma equivalenti. In realtà, non si verifica soprattutto nel caso di esposizioni estreme: brevissime (oltre 1/10.000 di secondo) o lunghissime (oltre 1 secondo). In effetti, l'emulsione mantiene una sensibilità costante solo entro una certa gamma di tempi di esposizione alla luce, oltre i quali diminuisce. Sebbene questo fenomeno sia più controllato nelle emulsioni di ultima generazione, le case forniscono per le loro le correzioni da apportare all'esposizione per compensare l'errore.

Diffusione
I raggi di luce che passano attraverso un materiale traslucido vengono suddivisi in tanti piccoli raggi che riducono il contrasto originale ammorbidendo la luce (se il diffusore e applicato davanti ad una sorgente di luce) o dell'immagine se applicato davanti all'obiettivo di ripresa. Questo effetto provoca degli aloni chiari nell'immagine, riducendo il dettaglio delle ombre.

Diffusore
Schermo traslucido o smerigliato, solitamente in materiale plastico o acetato usato per ammorbidire e diffondere una sorgente luminosa artificiale.

Difrazione
Cambiamento della direzione rettilinea dei raggi luminosi quando passano vicini a un bordo opaco come le lamelle del diaframma. Quando quest'ultimo è molto chiuso, il fenomeno trasforma i punti luminosi in “stelline” con tanti raggi quante sono le lamelle del diaframma.

Digitale
Tipo di segnale, o flusso di dati, le cui informazioni sono codificate in forma binaria. Il passaggio da un dato digitale ad un altro avviene per gradini e non in modo continuo.

Digitalizzazione
Conversione del segnale analogico in forma digitale. Prevede la lettura del segnale analogico nell’unità di tempo, la quantizzazione dei dati ricavati ad ognuno dei quali viene attribuito un valore numerico e la codifica di tale numero in forma binaria. Un'immagine digitale è formata da una griglia di pixel per cui non vi è continuità fra colore e luminosità degli elementi vicini. Ogni punto della griglia ha un suo specifico valore.

Dimensione file
Indica la quantità di memoria necessaria per immagazzinare e/o trattare un’immagine digitale. Maggiore è la dimensione del file, più spazio serve per immagazzinarla e più tempo richiede per l’elaborazione.

DIN
(Deutsche Industrie Normen). Standard tedesco, usato in passato Europa per indicare la sensibilità delle pellicole. Un incremento di 3 DIN indica una sensibilità doppia. Lo standard stato sostituito dalle norme ISO che combinano l'indice ISO con l'indice ASA statunitense.

Diottria
Valore reciproco di un metro. Il potere diottrico di una lente è dato dalla sua lunghezza focale divisa per un metro. Una lente di 200mm di focale ha un potere di 5 diottrie (1000:200 = 5).

DIOTTRIA
Valore reciproco di un metro. Il potere diottrico di una lente è dato dalla sua lunghezza focale divisa in un metro. Una lunghezza di 200mm è pari a 5 diottrie (1000:200=5).

Disco fisso
Vedi hard disk.

Dispersione
Nel passaggio dall'aria al vetro la luce subisce un rallentamento diverso a seconda delle diverse lunghezze d'onda delle radiazioni che la compongono. Questo rallentamento provoca una deviazione che è maggiore per le radiazioni corte (blu) e minore per quelle lunghe (rosso). La dispersione è il fenomeno per cui la luce bianca, passando attraverso un prisma, si disperde nei vari colori. La dispersione risulta più o meno ampia a seconda della composizione del vetro. (Vedi Indice di rifrazione)

Display
Termine inglese con il quale si indica lo schermo a cristalli liquidi presente sulle fotocamere reflex autofocus e digitali dove appaiono i parametri sui quali è impostato l’apparecchio: tempo, diaframma, sensibilità Iso, correzione esposizione, contapose, ecc. Viene anche utilizzato per indicare lo schermo a colori a cristalli liquidi da 2 o 3 pollici presente sulle fotocamere digitali per l’inquadratura ed il replay e per la visualizzazione del menu.

Dissolvenza
Termine del gergo cinematografico per indicare l'effetto con il quale l'inizio o la fine di una scena vengono evidenziate da un passaggio dal buio alla luce (dissolvenza in apertura) o dalla luce al buio (dissolvenza in chiusura). La dissolvenza è incrociata quando il passaggio da una scena alla successiva è ottenuto con sovrapposizione delle due dissolvenze.

DISTANZA IPERFOCALE
È la distanza fra l'obiettivo e il limite più vicino della messa a fuoco quando l'obiettivo è regolato per mettere a fuoco all'infinito. Mettendo di nuovo a fuoco su questo punto, la profondità di campo viene estesa verso l'obiettivo di un valore uguale alla metà della distanza iperfocale.

Distanza Iperfocale (o Iperfocale)
distanza di messa a fuoco, con un dato diaframma e obiettivo, oltre la quale la DoF arriva a infinito

Distanza minima
Si intende la minima distanza possibile di ripresa ci un piano perfettamente a fuoco consentita dall’obiettivo in uso. Si misura a partire dal piano focale della fotocamera.



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